Buondì Motta nella bufera: la frase ‘choc’ contro la musica napoletana

Buondì Motta nella bufera: la pubblicità con quella frase contro la musica neomelodica napoletana scatena l’indignazione social

Buondì Motta pubblicità
Buondì Motta, bufera social per la pubblicità con la frase contro la musica napoletana (Credit: Video Facebook)

Buondì Motta torna nella bufera. Eravamo rimasti al 2017 quando la pubblicità dell’asteroide fece tanto discutere. Stavolta, argomento totalmente diverso. Niente asteroidi e nemmeno fenomeni atmosferici. Quello che non è andato giù ad alcuni utenti è il fatto che nello spot si ‘critichi’ la canzone neomelodica napoletana. Cosa sta a significare? Beh, in realtà nel breve video andato in onda negli ultimi giorni vediamo una classica famiglia che si siede a tavola per la colazione mentre si ascolta una frase: “Ditemi come può una colazione essere leggere e nutriente allo stesso tempo. Oppure…musica Napoli!”. Ecco, a quel punto, tutti i componenti della famiglia reagiscono male. Quando parte la musica, la mamma ha un’aria perplessa e sembra non apprezzare, come tutto il resto della famiglia.

Buondì Motta nella bufera per la pubblicità sulla musica neomelodica napoletana

Il video è apparso anche sui social e gli utenti non sono apparsi molto ‘entusiasti’. Gran parte delle persone che commentano sono proprio napoletane e sembrano non aver mandato giù lo spot pubblicitario. “Non volevamo offendere i napoletani ma solo strappare un sorriso”: questa la risposta dell’azienda sul proprio profilo Facebook. Ricordiamo che questa non è la prima volta che Motta manda in onda pubblicità che suscitano indignazione. Già con quella dell’asteroide che colpiva la mamma di una bambina nel 2017 ha richiamato molta attenzione su di sé. Attenzione e polemiche annesse. Che sia proprio questo l’obiettivo della società? Chissà. Intanto, è arrivato il primo messaggio in cui si giustificano con i consumatori. Consumatori che si sono anche abbastanza accaniti. Qualcuno scrive: “Non comprerò mai più un loro prodotto”, oppure, altri scrivono: “Che pochezza”. Insomma, c’è chi ci va giù pesante e non nasconde tutta la propria indignazione.

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