Coronavirus, Carlo Cracco e il cibo d’asporto: quanto costa il suo menù

Coronavirus, Carlo Cracco apre al cibo d’asporto: cosa comprende il suo menù e quanto costa… scopriamolo insieme!

Coronavirus Cracco
Carlo Cracco Coronavirus, arriva il cibo d’asporto

In tempi di Coronavirus, in piena Fase 2, anche Carlo Cracco apre le porte del suo ristorante soltanto per il Delivery. Il cibo d’asporto, anche lo chef stellato si presterà a questa nuova pratica e sul web già si rincorrono le voci su quello che è il menù e i relativi prezzi. Si tratta di piatti elaborati, infatti, Cracco non rinuncerà mai alla sua matrice, alla sua impronta da cuoco raffinato. Il suo locale parteciperà alla nuova pratica del cibo d’asporto, così da poter dare l’opportunità a chi vuole ordinare un pasto dal locale in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano di averlo in consegna fino a casa. Senza rischi. Con i dovuti distanziamenti. Tutto secondo quello che decide il Governo.

Carlo Cracco apre al cibo d’asporto: quanto costa un menù?

Ma quanto costa il cibo da asporto al ristorante di Carlo Cracco? Secondo quanto riportano diverse testate giornalistiche sul web, il menù d’asporto del suo locale per il weekend comprende antipasto, primo, secondo e dessert a 75 euro a persona. Si arriva, però, a 117 euro se aggiungete l’aperitivo con salumi e una bottiglia di Prosecco Superiore Brut Millesimato. Insomma, cibo di qualità senza alcun dubbio. Mangiare cibo da asporto che arriva da un ristorante stellato è sicuramente un’esperienza unica ed irripetibili, non trovate? Inoltre, domenica sarà la festa della mamma e questa potrebbe essere un’ottima idea per regalare dei festeggiamenti particolari alle mamme di Milano. Non è così? Un bel pranzo ordinato da Carlo Cracco che le terrà lontane dai fornelli per un giorno e libere di godersi questa celebrazione.

Sull’emergenza Coronavirus che ha messo in ginocchio l’economia del paese e in particolar modo le attività ristorative, Carlo Cracco ha parlato così a Repubblica: “Ci vorranno almeno due anni per tornare alla normalità. Ripartiremo ma con grandissima difficoltà. In tanti dopo due mesi di stop assoluto e soprattutto dopo altri mesi futuri di poco lavoro dovranno chiudere. Si salverà chi è nei piccoli borghi, che ha avuto minori problemi sanitari e ha costi minori di gestione”.

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