Coronavirus, quali prodotti sono andati a ruba nei supermercati

Coronavirus, supermercati presi d’assalto nelle ultime ore: code chilometriche alle casse e scaffali vuoti

Supermercato spesa
Coronavirus, supermercati presi d’assalto

A Milano sono stati registrati la maggior parte dei casi di Coronavirus presenti in Italia. A Codogno, il paziente numero 1: da lì è partito tutto. E’ partita anche un vero e proprio assalto ai supermercati. Tutti in coda, tutti ad accaparrarsi provviste in abbondanza. Forse perché nessuno vuole più uscire di casa. Magari perché si vuole evitare, nei prossimi giorni, di andare in posti affollati come supermercati per acquistare prodotti di prima necessità, o probabilmente perché si pensa che le provviste prima o poi finiranno. Su questo, l’Esselunga (nota filiera di supermercati presente principalmente a Milano) ha fatto sapere che i negozi sono pronti a tutto e che ci sono prodotti di ogni tipo per ogni evenienza.

Supermercati presi d’assalto a causa del Coronavirus: quali sono i prodotti più ricercati

Nelle ultime ore si parla di code chilometriche alle casse e supermercati invasi da clienti dotati di mascherina: lo fanno sapere, stando a quanto dice il web, i supermercati Esselunga. Su tutta la zona della Lombardia ed in particolare quella di Milano, tutti sono terrorizzati dal Coronavirus e sta partendo un vero e proprio assalto ai supermercati. Ma sapete quali sono i prodotti che vanno letteralmente a ruba? In primis la pasta, poi si passa a legumi, sugo e pane. Tuttavia, gli addetti alle vendite riportano anche un interesse maggiore verso prodotti per la pulizia: igienizzanti, detersivi, disinfettati sono persino esauriti in diversi punti vendita. Vanno a ruba anche i guanti monouso in lattice.

In rete circolano tantissime foto di scaffali vuoti e tantissime persone in coda alle casse. Anche Le Iene ne hanno parlato in un servizio e lo stesso Giulio Golia ha postato sul suo profilo Facebook alcune foto che, come dice, gli sono arrivate da ogni dove. Insomma, sembra proprio che la paura sia addirittura più diffusa del Coronavirus stesso.

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