Il vino sa di tappo? Si può richiedere il rimborso

Quante volte è capitato di aprire una bottiglia di vino e il sapore sa di tappo? Una bella delusione e una brutta figura se ci sono ospiti a tavola, soprattutto se l’avete pagata a caro prezzo. Cosa si può fare in questi casi?

Il responsabile è, ovviamente, il tappo all’interno del quale si è sviluppato un fungo, l’Armillaria Mellea, che è naturalmente presente nel legno della quercia, che dà luogo a sostanze responsabili di quell’odore e sapore di muffa. Può capitare, d’altronde, che per un processo chimico (non voluto o previsto dai produttori) il sapore del vino sia leggermente alterato. A concorrere a questo fenomeno possono esserci però altri funghi, tipici delle cantine, come l’Aspergillus, il Penicillium o il Mucor. L’odore di tappo che ne deriva ha un nome ben preciso: tricloroaniloso (TCA). In questi casi, sappiate che è possibile rimediare al deludente acquisto senza rassegnarsi.

Si stima che le bottiglie coinvolte in questo fenomeno di alterazione del sapore sia almeno il 5%. Se avete acquistato un vino che sa di tappo, potete pretendere un rimborso presso il rivenditore, ma a patto di conservare lo scontrino prima di presentare eventuali reclami. I punti vendita sono tenuti a rimborsare i prodotti o a sostituirli con altri di pari prezzo, ma secondo tempistiche molto severe: la scoperta dovrebbe avvenire entro due anni dall’acquisto e il reclamo va presentato ufficialmente entro 60 giorni. I produttori e i rivenditori sono tenuti a rimborsare l’acquisto, anche se la procedura non è per nulla semplice: in caso di reclami, infatti, i tempi della giustizia potrebbero essere lunghi. Discorso diverso, invece, se l’alterazione è presente su del vino servito al ristorante: in quel caso basterà far notare il “difetto” e la bottiglia vi verrà sostituita immediatamente. O almeno si spera.

 

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