Puzza di fritto? Per la cassazione è reato

La Cassazione, con la sentenza 14467/2017, ha condannato una coppia per “molestie olfattive”, in seguito ad una lite condominiale. Gli inquilini del piano terra hanno chiamato in causa una famiglia del piano superiore rei di causare continue immissioni di fumi e odori molesti. L’episodio è avvenuto a Monfalcone, in provincia di Gorizia.

Nella sentenza si legge che una delle persone offese “aveva dichiarato che quando gli imputati cucinavano, oltre ai rumori molesti dell’estrattore, s’impregna l’appartamento dell’odore… del sugo, fritti eccetera”, tanto che “mi pareva di avere la cucina loro in casa mia”. Da qui la decisione della Cassazione di condannare gli imputati sostenendo che “la contravvenzione prevista dall’articolo 674 del Codice penale è configurabile anche nel caso di molestie olfattive”.

Secondo le statistiche giudiziarie le cause civili per liti condominiali sono oltre un milione all’anno e quelle legate al cibo sono in costante crescita. Spesso sono dovute per le emissioni del ristorante o della friggitoria sotto casa che invadono scale e abitazioni. Ciò è dovuto al fatto che molti locali sono sprovvisti di canne fumarie e quindi non sono a norma di legge. Tante le proteste contro le “puzze” di cucina che invadono le abitazioni e parecchie famiglie sono spesso costrette a traslocare. Mentre altre intentano causa.

Nelle migliori ipotesi le liti tra famiglie per questo motivo prevedono un risarcimento fino a 1.500 euro, mentre la cifra sale se a provocare i forti odori sono dei locali pubblici non a norma. Ovviamente è necessario che un perito del tribunale valuti la situazione personalmente. Adesso la sentenza della Cassazione mette in allarme l’Italia intera e le aule dei tribunali potrebbero intasarsi all’inverosimile…

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