Via libera al biologico contaminato: prodotti italiani a rischio

L’Europarlamento ha dato via libera a prodotti certificati come biologici contaminati da prodotti chimici fitosanitari, con le stesse soglie di inquinamento da Ogm degli alimenti convenzionali e addirittura ottenuti fuori suolo, spezzando l’intimo legame tra gli alimenti, di origine vegetale o animale, con la terra. A denunciare la nuova normativa è la Coldiretti, sottolineando come i parlamentari italiani abbiano votato compatti contro questo regolamento.

La norma penalizzerà soprattutto i prodotti italiani i cui standard di produzione sono molto elevati. “E in ogni caso, qualora sussistano ragioni di approvvigionamento, la Commissione – precisa la Coldiretti –  potrà sempre autorizzare l’importazione dai Paesi terzi di prodotti biologici anche quando questi ultimi non dovessero rispettare le norme europee sulla produzione biologica. In questo quadro per difendere i primati della produzione Made in Italy è necessario – chiede la Coldiretti – accelerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane per consentire scelte di acquisto piu’ consapevoli, con sei italiani su dieci (60%) che nel 2017 hanno acquistato almeno qualche volta prodotti biologici, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

Il biologico italiano è ormai un’azienda ben avviata che conta 72.154 operatori e 1.796.363 ettari coltivati, in un aumento del 20% su base annua.. La crescita della domanda ha spinto l’aumento delle produzioni Tra le colture con maggiore incremento ci sono gli ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite (+23,8%) e olivo (+23,7%), “mentre a livello territoriale – continua la Coldiretti – la maggiore estensione delle superfici è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari. Il biologico made in Italy fattura oltre 2,5 miliardi di euro e i consumatori non solo si rivolgono alla grande distribuzione o ai negozi specializzati, ma risulta in aumento la “spesa diretta” presso i produttori, nei così detti farmers market, come la rete degli agricoltori di Campagna Amica in testa.

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