Olio extravergine: sai che 11 marche su 20 non lo sono| Attenzione a cosa mangi

Un test svolto per acclarare la qualità di diversi tipi di olio extravergine d’oliva porta all’emergere di una verità decisamente inquietante. Tanti prodotti non sono ciò che affermano di essere.

Olio extravergine d'oliva, la truffa smascherata da un test
Una bottiglia di olio d’oliva acquistata al supermercato (Canva – checucino.it)

L’olio extravergine d’oliva è uno degli ingredienti che non possono mancare nelle nostre cucine. Ogni anno ne consumiamo tantissimi litri in quanto questo fa da modo principale per condire praticamente tutti i primi ed i secondi piatti esistenti, oltre anche a diversi contorni ed antipasti.

Ed è importante che l’olio sia extravergine d’oliva perché questa è in assoluto la qualità più pregiata. L’Italia è uno dei maggiori produttori al mondo di olio extravergine d’oliva e di olio d’oliva in generale, assieme a Spagna, Grecia, Siria, Tunisia, Turchia e Marocco. Ed il nostro Paese è anche il maggiore consumatore.

Merito del fatto che l’olio extravergine d’oliva sia anche tra gli ingredienti consigliatissimi di quella che è la Dieta Mediterranea. Un test compiuto dalla rivista “Il Salvagente”, la quale è specializzata nel compiere analisi in ambito alimentare per attestare il grado di qualità dei più disparati prodotti, ha portato però all’emergere di un aspetto a dir poco preoccupante.

Su venti marche esaminate da parte della nota rivista dei consumatori, la maggior parte di essi si è rivelata essere in realtà non di qualità extravergine ma solo vergine, nonostante la dicitura presente in etichetta. E che è da considerare in tutto e per tutto ingannevole ai danni di consumatori.

Olio extravergine d’oliva, come è avvenuto il test

Olio extravergine d'oliva, la truffa smascherata da un test
Una brocca con olio extravergine d’oliva (Canva – checucino.it)

Il computo totale delle marche attualmente presenti sul mercato e sottoposte ad approfondite analisi di laboratorio ammonta a 20, e di queste 11 non hanno raggiunto i requisiti minimi per essere considerati oli extravergine d’oliva. Sono stati sottoposti ad osservazioni al microscopio degli esemplari di queste marche che presentavano la data di scadenza più lontana. E sono stati in considerazione i seguenti parametri:

  • presenza di polifenoli;
  • presenza di perossidi, che sono indicativi del buon procedimento di invecchiamento dell’olio;
  • livello di acidità, che non deve superare il valore dell’0,8% come imposto dalle norme vigenti. La misura ideale è compresa tra 0,1% e 0,3%;
  • Spettrofotometria Uv, utile per individuare il preciso stato di invecchiamento dell’olio;
  • test di assaggio con susseguente individuazione delle proprietà organolettiche per ciascun campione esaminato.

A seguito di questi test hanno avuto luogo ulteriori verifiche da parte di altri soggetti direttamente collegati ai Ministeri preposti a sorvegliare sulla qualità degli alimenti e sul rispetto delle regole per il commercio. E ci sono stati anche dei declassamenti.

Il fatto di assumere un olio vergine od extravergine non comporta assolutamente nulla per il consumatore, in termini di salute. Ma è ovvio che non faccia affatto piacere acquistare una cosa che viene spacciata per quello che non è, a prescindere dalla convenienza riscontrata in merito al prezzo.

Quali sono le marche declassate

Le marche non extravergini ma indicate come tali dai rispettivi produttori ed individuate da Il Salvagente sono:

  • CARREFOUR EXTRA CUCINA DELICATA;
  • COOP CLASSICO;
  • PIETRO CORICELLI QUALITÀ TRACCIATA;
  • BERTOLLI GENTILE;
  • CIRIO CUCINA DELICATA;
  • CONAD CLASSICO;
  • DANTE TERRE ANTICHE;
  • ESSELUNGA CLASSICO;
  • PRIMADONNA LIDL;
  • FRANTOIO LA ROCCA DELICATO EUROSPIN;
  • FRA’ ULIVO MD.
Olio extravergine d'oliva, la truffa smascherata da un test
Delle bottiglie di olio extravergine d’oliva (Canva – checucino.it)

Tutte quante le aziende coinvolte hanno fornito una giustificazione in merito a quanto riscontrato, sostenendo che la diminuzione della carica organolettica dei loro prodotti sarebbe da attribuire ad una cattiva conservazione dei prodotti una volta giunti nei punti vendita incaricati.

E che, al momento dell’imbottigliamento, il loro olio sarebbe risultato effettivamente extravergine.

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