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Allergia alla pesca, ma attenzione alla frutta

Si sente spesso parlare di allergia alla pesca, ma in realtà si tratta di un’intolleranza ad una famiglia di proteine presente in frutta e verdura. Nel Sud Italia colpisce il 9,5% della popolazione e la colpa è delle “nsLTP” (Non Specific Lipid Transfer Protein). Se ne è ampiamente discusso a Palermo in occasione del Congresso nazionale degli Allergologi.

Ad analizzare questa allergia è Riccardo Asero, presidente eletto dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali Ospedalieri. “E’ proprio la struttura di questa proteina a renderla un allergene in grado di causare reazioni allergiche severe, fino all’anafilassi. La sua pericolosità è che oltre che nella buccia della pesca, dove è prevalente, si può trovare in uno spettro assai ampio di alimenti, anche botanicamente non correlati tra loro, al punto da potere essere considerata a pieno titolo un panallergene».

Le nsLTP (Proteine di trasporto dei lipidi) sono proteine contenute in molti alimenti vegetali, soprattutto nella buccia di pesche, mele, albicocche, ciliegie, ma anche in molti altri alimenti. Possono causare reazioni allergiche molto gravi, fino allo shock anafilattico, passando attraverso la sindrome orale allergica, l’orticaria da contatto, l’asma, l’orticaria e angioedema.

Attualmente non esistono cure per questo tipo di allergia alimentare. La soluzione, molto empirica, è l’eliminazione dalla dieta gli alimenti che determinano la reazione allergica. In altri casi l’allergia alimentare è primaria; fra queste spiccano quelle da alimenti vegetali che nel complesso registrano in Italia una prevalenza del 72% (frutta, frutta secca, legumi) seguite da crostacei (13%), pesce (4%), uova e latte (3% ciascuno), cereali (2%) e carne (1%).

“L’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriale Ospedalieri – spiega Antonino Musarra, presidente dell’AAIITO – ha avvertito la necessità di sopperire ad un vuoto legato alla assenza di linee guida internazionali e nazionali sull’argomento stilando un documento che, pur non rappresentando una linea guida in senso stretto a causa della totale assenza in letteratura di studi controllati sull’argomento, ha come obiettivo quello di suggerire delle linee di indirizzo clinico basandosi su un consenso di esperti della materia”.