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“Coronavirus? Al ristorante in pochi. Servono idee” lo sfogo dello chef

Coronavirus e ristorante: come previsto, non è un momento facile per il settore. In molti locali si è registrata una diminuzione dell’affluenza di quasi il 70%. E i ristoratori cercano di ingegnarsi come possono per far fronte alle difficoltà.

La terrazza del Cetaria ristorante

Ristorante e Coronavirus – Per tutto il periodo del lockdown causa Covid il mondo della ristorazione si è chiesto quale sarebbe stata la reazione della gente una volta terminata la quarantena. Ora che possiamo uscire nuovamente molte di queste domande hanno avuto risposta. “Stiamo marciando al 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno” è l’analisi dello chef Salvatore Avallone, proprietario del ristorante Cetaria di Baronissi, locale entrato tra le novità segnalate dall’ultima edizione della Guida Michelin. “Il periodo non è facile, dobbiamo arrangiarci, mettere in pratica nuove idee e cercare di rimanere a galla finché la situazione non tornerà alla normalità” dice lo chef campano che, proprio per garantire una maggiore affluenza possibile al suo locale, ha recentemente inaugurato una terrazza per gli aperitivi.

Al ristorante al tempo del Coronavirus: la testimonianza dello chef

Si tratta di un progetto che era nato, sulla carta, più in grande; nel senso che sarebbe dovuto essere uno spazio dehòr all’interno del palazzo storico cittadino, dove c’è anche il mio ristorante, in cui i clienti si sarebbero potuti godere l’aperitivo. Per cause di natura economica poi questo progetto è stato messo in stand by ma, grazie anche alla possibilità di occupare il suolo pubblico, ho potuto inaugurare questa terrazza fuori dal mio locale che affaccia sulla piazza cittadina“. Ma come è stato effettivamente il ritorno al lavoro?All’inizio le persone hanno risposto benissimo, poi però si è bloccato tutto perché comunque c’è poca gente in giro e stiamo lavorando poco. Per questo ho avuto l’idea di sfruttare lo spazio esterno per “riempire” un orario altrimenti morto, quello cioè dell’aperitivo. Ora offro una piccola carta di aperitivi classici, come lo Spritz, Negroni o Gin Tonic, vini al calice, ai quali poter abbinare sia una proposta di finger food che una carta della cucina con frittura di pesce, tagliere di formaggi, un po’ di crudi di mare, tartare ecc. Un’offerta, lanciata lo scorso weekend, alla quale c’è stata una buona risposta di clienti e forse la proporrò anche nell’orario pre-pranzo.”
Per quanto riguarda il ristorante, invece, la situazione non è delle più semplici. “La gente ha ancora paura, ha poca fiducia. Per stare in sala tra mascherina, guanti, visiera e distanziamento la situazione non è delle migliori per godersi un pasto in serenità. L’affluenza rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è stata del 70% in meno, non solo da me ma anche da altri miei colleghi con i quali parlo quasi quotidianamente. Il problema economico poi c’è, in molti casi la cassa integrazione non è ancora arrivata quindi la gente ha difficoltà a mangiare fuori e spendere 40/50€. Questa formula veloce da bistrot che ho ideato, che parte da una spesa di 5€, in questa primissima fase ha avuto un buon riscontro di clientela. Bisogna essere comunque consapevoli che ora è necessario tenere duro, perché sarebbe stato impossibile passare da 0 a 100 appena ripresa l’attività. L’importante, ora, è mantenersi attivi, far vedere di esserci e infondere sicurezza. La gente ha bisogno di fiducia e questa possiamo darla soprattutto noi che lavoriamo in prima linea”.