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Cucine da Incubo aiuta davvero i ristoranti? La triste verità sul destino dei partecipanti

Cucine da Incubo, il programma che interviene per contribuire a rivoluzionare ristoranti in crisi rivela un triste retroscena: la verità sul destino dei partecipanti

Antonino Cannavacciuolo (Credit Instagram)

Tra i programmi più amati della tv, complice una forte tradizione culinaria e la passione comune per il mondo della ristorazione, è “Cucine da Incubo”, che vanta un’altra carta vincente. L’inimitabile conduttore Antonino Cannavacciulo conferisce al programma un potere imbattibile di divertimento e ilarità, che accompagna il pubblico nella leggera e simpatica visione del cambiamento di numerose attività. Lo scopo del programma, in onda dal 2013 con 9 edizioni, è quello di aiutare ristoranti in grave crisi a ritrovare una nuova formula.

Un compito molto spesso arduo quello dello chef stellato, che si trova a prestare suggerimenti e considerazioni a locali con numerose sbavature, immancabilmente oggetto di battute e siparietti esilaranti. Le motivazioni che risiedono solitamente nel fallimento che si concretizza per le attività di ristorazioni sono diverse, a partire dalle tensioni presenti all’interno del team, a volte a conduzione familiare, la mancanza di organizzazione, la perdita di motivazione, condizioni che rapidamente abbassano anche il livello del servizio e dei piatti serviti.

I consigli di Antonino Cannavacciuolo non si riferiscono infatti solo alla trasformazione del menu, sul quale ovviamente condivide consigli che possano rispettare la proposta del ristorante. Bensì il conduttore si trova ad aiutare anche emotivamente i partecipanti della trasmissione, evidenziando gli errori e le mancanze da modificare, non senza un’iniezione di speranza. Ma la domanda che in molti si pongono riguarda il destino dei ristoranti che partecipano al programma, una volta trascorso del tempo dall’intervento dello chef.

Cucine da Incubo aiuta davvero i ristoranti? La verità

Antonino Cannavacciuolo (Credit Instagram)

Il volto inimitabile e insostituibile della storia di “Cucine da Incubo” è Antonino Cannavacciuolo, chef pluristellato con numerose partecipazioni televisive, alla guida dalla prima edizione della fortunata trasmissione. Il format vincente prevede infatti l’intervento del cuoco rinomato sulla crisi più o meno grave che alcuni ristoranti attraversano per una serie di molteplici motivi. Problemi relazionali all’interno del team, che spesso sfociano in veri e propri litigi rubati anche dalle telecamere, oppure scarsa motivazione che conduce alla riduzione della qualità per quanto concerne la proposta culinaria e il servizio al cliente.

L’impresa dello chef è quella di aiutare i ristoratori e i loro team di lavoro a migliorare il locale, il menu e l’organizzazione, non senza risate e a volte qualche lacrimuccia, per ridare senso e motivazione al progetto economico. Ma in molti si chiedono, specialmente n seguito alle insinuazioni recentemente circolate, quale sia il destino dei partecipanti una volta spente le telecamere. Non sono mancate speculazioni circa presunte chiusure da parte di alcune attività, che avrebbero trovato il fallimento in seguito alla loro partecipazione.

La verità è tuttavia ben diversa e i consigli dello chef offrono grande aiuto, oltre che visibilità, a tutti i ristoranti che partecipano alla trasmissione. Tuttavia, abbandonate le linee guida che Antonino Cannavacciuolo condivide con i ristoratori, è facile ricadere vittima della crisi che aveva condotto i ristoranti a prendere parte al programma. Lo chef, in una recente clip dell’ultima edizione presente anche sul profilo Instagram ufficiale del programma, ricorda infatti una verità abbastanza evidente: “Io non faccio miracoli”.