Nessuno vuole Melegatti: addio al celebre pandoro dopo 124 anni

Nessuno vuole Melegatti e dopo 124 anni non ci sarà più lo storico pandoro brevettato a Verona. L’asta per tentare di vendere in un’unica soluzione Melegatti e Nuova Marelli è andata deserta. Il termine era fissato alle 12 di venerdì 27 luglio nello studio dei curatori fallimentari Bruno Piazzola e Lorenzo Miollo. Base 18 milioni di euro ma con offerte accettate già a partire dai 13,5, con rialzi di 20 mila euro, ma nessuna proposta è stata presentata.

Il tribunale potrebbe dare il via libera a una nuova asta, ma se questo non dovesse succedere si dovranno seguire i tempi della procedura fallimentare, la verifica dello stato passivo, il programma di liquidazione e la vendita. Tempi indubbiamente lunghi. Ultimamente, nell’azienda lavoravano 11 dei 50 dipendenti. Anche i pochi rimasti temono la cassa integrazione e la loro sorte è legata indissolubilmente a quella dell’azienda.

Tutto ritorna ora in mano ai curatori fallimentari che potrebbero presentare una nuova asta ma con una base più bassa rispetto ai 18 milioni di quella andata a vuoto. Mentre i lavoratori temono che l’esercizio provvisorio venga sospeso e quindi anche il gruppetto superstite venga messo in cassa integrazione.

All’indomani dell’asta andata a vuoto la Guardia di Finanza si è presentata negli uffici della Melegatti di San Giovanni Lupatoto: ci sono infatti delle indagini in corso da parte della magistratura e la perquisizione, disposta dal pm, serve per valutare se sussistono indizi di reato. Al momento non si sa se questa attività delle Fiamme gialle sia legata al fallimento dell’azienda – e allora tra le ipotesi di reato potrebbe esserci la bancarotta fraudolenta – o se si tratti di un atto dovuto in seguito agli esposti presentati nei confronti della passata gestione.

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