La storia delle Buchette del vino di Firenze e della Toscana

Non solo carne, fiorentina e lampredotto. La Toscana dell’enogastronomia è famosa anche, se non soprattutto, per i suoi vini consumati in tutto il mondo. Una tradizione storica, affermata anche dalle “buchette del vino” che si possono trovare in tutta la regione.

Il legame che la Toscana ha con il vino è di quelli storici, viscerali, profondi. Russi, cinesi, statunitensi ma non solo: milioni di persone ogni anno consumano regolarmente vini toscani, per la maggior parte rossi, e in migliaia vengono nella regione per visitare cantine e aziende produttrici. In pochi però sanno che, sparse per tutti il territorio e nei borghi toscani, ci sono delle vere e proprie “wine windows”, delle fessure nelle mura cittadine (vere e proprie finestrelle) che con loro portano, e raccontano, una lunga storia. Ovviamente, legata al vino. Si tratta di piccole aperture che, nel Rinascimento, le famiglie nobili usavano per vendere bottiglie di vino prodotte all’interno dei loro palazzi.

Buchette del vino: una storia centenaria

Ci troviamo nel XVI secolo dove, soprattutto a Firenze e nei suoi dintorni, grandi famiglie aristocratiche come Antinori, Ricasoli, Frescobaldi, per guadagnare in un momento di incertezza economica, si sono convertite dalla manifattura all’agricoltura. La produzione vinicola prese presto piede perché, nonostante la difficoltà del settore commerciale, era una delle poche ancora a garantire entrate importanti. Iniziò a prendere piede vendita del vino attraverso piccole aperture – grandi come una bottiglia – con cornici in pietra. Queste “finestre del vino” sulle facciate dei palazzi nobiliari vennero presto ribattezzate come “buchette del vino“. Solamente a Firenze ci sono 170 buchette ma altre 88 sono sparse tra altri 32 comuni. Proprio nella città del Ponte Vecchio c’è chi ha voluto dare una rispolverata a questa antica tradizione, come il ristorante Babae. Qui, tutti i giorni dalle 12 alle 13 e dalle 19 alle 20, il vino viene versato nei calici e offerto dalla buchetta. Non sarà un rispetto fedele della tradizione, con l’uso del bicchiere e non della bottiglia, ma tanto basta per poter raccontare una storia centenaria. Accompagnandola a un calice di ottimo vino.

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