Rischio congestione a mare: sintomi, rischi e rimedi

Sin da piccoli i nostri genitori ci hanno insegnato che non bisogna fare il bagno subito dopo mangiato e che bisogna attendere almeno due o tre ore prima di immergersi in acqua, anche solo con i piedi. In teoria sarebbe possibile gettarsi a mare subito dopo pranzo, a patto che si tratti di un pasto leggero, sebbene sia un comportamento rischioso. Molto dipende dai tempi della digestione di ogni singolo individuo, quindi meglio attendere le tre ore per evitare una congestione.

Ma vediamo insieme di cosa si tratta e come intervenire:

Quando ci si immerge in acqua si entra a contatto con un liquido ad una temperatura più bassa rispetto a quella corporea che, durante la digestione, è più alta del solito. Lo sbalzo termico può causare un blocco della digestione con il cuore che non pompa più sangue verso lo stomaco, ma verso gli altri distretti dell’organismo per cercare di reagire alla temperatura esterna. In tal caso si avvertono i primi sintomi che possono sfociare in un arresto cardiaco.

I primi segnali di congestione sono nausea, crampi, mal di stomaco, vomito, svenimento, debolezza, viso pallido fino alla perdita di coscienza. Questi medesimi sintomi si possono avvertire anche se durante la digestione si beve acqua fredda o una bibita ghiacciata, un comportamento che va assolutamente evitato.

In caso di principio di congestione la persona colpita deve essere portata all’ombra, fatta sdraiare con i piedi rialzati per agevolare il reflusso del sangue. Se si avverte freddo bisogna coprire la persona, soprattutto sullo stomaco, per stimolare la distensione della muscolatura addominale. Tutto ciò deve avvenire in attesa dei soccorsi che devono essere prontamente allertati.

E’ buona norma anche scaldare i piedi e le mani, per facilitare il compito del cuore. Successivamente, una buona tisana calda può aiutare a ripristinare il processo digestivo.

 

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